25 Aprile, 2024

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La mia Ferrara Marathon

La mia Ferrara Marathon

IMGP0162Scritto da Luca Poletto-A volte le decisioni importanti si prendono all’improvviso, così, senza magari riflettere sul lavoro duro di cui necessitano per essere preparate. E’ stato infatti in questo modo che circa 4 mesi fa in una mattina piovosa di inizio dicembre 2013 navigando nei siti podistici mi sono imbattuto sulla scheda di iscrizione della Ferrara Marathon 2014.

PRINT (stampa) e il gioco è fatto…dopo circa un ora la mia iscrizione era già depositata presso il bar Diamante dell’ amico Massimo Corà, (andateci il caffè è buonissimo…come tutto il resto naturalmente). Mi sono detto che due anni erano sufficienti per recuperare una gara come la maratona, e quindi dopo l’esperienza del 2012 il 2014 era l’anno buono per ritentare. Non avevo, come per altre distanze in cui normalmente gareggio, la  smania di migliorare il mio crono, in particolar modo perché credo che arrivare in fondo ad una gara come i 42,195 km. sia già un fantastico risultato per “atleti” del mio calibro, e quindi il mio modestissimo 3 ore e 40 minuti realizzato due anni fa mi andava più che bene…era un altro il mio obiettivo di questa volta…realizzare un sogno che era nascosto nel mio cuore…percorrere gli ultimi metri di gara con le persone a cui voglio più bene…cosa che nella precedente maratona non ero riuscito a realizzare per la loro riluttanza

Siccome, però, nonostante le mie insistenze, l’organizzazione non ne voleva sapere di farmi partire dal km. 40, per realizzare il mio proposito con il minimo sforzo, ho dovuto mettermi al lavoro per far si che le mie gambe reggessero in maniera decorosa a tutti i 42 km. previsti. Da lì quindi ho iniziato riesumando la mia tabella di allenamenti che 2 anni orsono il mio amico Johnny mi aveva passato per un utopistico, per me, 3 ore e 30 di tempo finale, che fin da subito mi è parso inarrivabile. Quando si preparano gare di questo tipo, che necessitano di lunghi periodi di allenamento, le settimane, per me personalmente, scivolano più veloci…ed anche stavolta è stato così. Natale, Capodanno, Befana, gennaio, febbraio sono volati, e tra lunghi allenamenti solitari , intercalati da fantastiche trasferte con i ragazzi Fidal Salcus per i Cross Regionali e Nazionali, il 16 marzo è arrivato in un baleno.

Giornata fantastica dal punto di vista meteo, tutto pronto, come al solito il mio angelo custode Giannantonio al mio fianco, per una volta in bici, per aiutarmi ad arrivare al traguardo. VIA, si parte.. l’emozione è sempre molta alla partenza di una maratona, e comunque anche se non avevo piena convinzione nei miei mezzi trovarmi vicino al pacer con la maglia 3,30 ha risvegliato in me quel malcelato orgoglio di quantomeno provarci. E così quindi, decido di seguirlo per i primi km. Mi rendo conto quasi subito che il ritmo imposto per realizzare questo tempo è per le mie possibilità troppo impegnativo. Ma un altro pacer delle 3,30 si era avvicinato e mi sembrava leggermente più cauto il suo passo. Infatti mi aggrego a questo secondo gruppetto e mi sembra di riuscire a reggere il loro ritmo. Transito alla mezza maratona in 1,45,30 leggermente più veloce dei miei piani, ma sostanzialmente mi sento bene tanto da, a volte mettermi davanti al pacer e toglierli il compito a lui assegnato. E puntualmente ogni volta che succede questa cosa Giannantonio mi richiama bonariamente, ricordandomi di stare coperto e non sprecare energie…Sagge parole, come sempre, le sue perché al 30° km. puntuale si presenta il conto, ed accuso un fortissimo calo di ritmo, che in pochissimo tempo mi porta a staccarmi in maniera definitiva dal gruppo con cui stavo. Non sento dolori particolari se non un gran sete continua, e le gambe pesanti come macigni. Cerco di stringere i denti e resistere ma col senno di poi mi rendo conto che forse la mia crisi era più di “testa” che non fisica, infatti nei giorni precedenti la gara, visionando il tracciato, tra me e me mi ero detto: “ecco il punto critico Polo…l’argine di Francolino fino alla Canottieri” e infatti il mio calo è avvenuto proprio lì. Comunque stringendo i denti e con la spinta morale di Giannantonio riesco a scollinare questo ostacolo e riprendermi leggermente, anche se i ritmi iniziali di corsa erano un lontano ricordo. Cercando di andare con il mio passo riprendo la strada che riporta a Ferrara accantonando velleità di Personal Best, e focalizzando sempre più il mio obiettivo. Infatti qualche km. prima del traguardo avviso il mio compagno di avventura di raggiunger e il traguardo per avvisare del mio arrivo. Ormai sono in prossimità di Corso Giovecca dove è posto l’ultimo km. che percorro veramente ad una velocità bassissima, ed inizio ad intravedere le transenne che delimitano gli ultimi metri di tracciato. La mia già modesta capacità visiva è ancor di più accentuata dalla stanchezza dei 42 km percorsi , ed è solo alla svolta verso Corso Martiri della Libertà, dove è posto il traguardo che vedo affiancarsi a me mia figlia Angelica, che fa sì che il mio sogno possa essere finalmente realizzato…Improvvisamente il mio passo passa dai 6 minuti al km. ad una velocità da centometrista che ci fa percorrere i 200 metri finali in un baleno, facendomi rendere conto ancora una volta, di quanto la “testa” abbia una parte fondamentale nella corsa.

Taglio il traguardo e da lì i miei ricordi vengono annebbiati più che dalla fatica, dalla felicità e dalla soddisfazione di quanto successo, relegando in secondo piano tempo e prestazione di gara.

Forse un articolo su una gara podistica dovrebbe avere connotati più tecnici, ma questa volta visto che vi ho voluto raccontare la “mia” maratona, scusatemi, ma ho ritenuto, come mi ha suggerito un mio carissimo amico, di scriverlo con il cuore anziché con il Garmin. Ciao a tutti.

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