25 Aprile, 2024

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Squalificati in 25 per uso di ‘auricolare’. E’ giusto?

Squalificati in 25 per uso di ‘auricolare’. E’ giusto?

E’ successo a Ravenna in una corsa podistica, usavano l’Ipod. E’ doping mentale? Giusto squalificare?
Regole, deroghe, polemiche e buon senso. Parole spesso abusate, soprattutto in Italia, in molte, troppe circostanze. Come anche nell’incredibile fatto della settimana, ovvero la squalifica di 25 runners alla gara podistica Forlì-Ravenna per “uso improprio di auricolare” (comma b dell’art. 144 del Regolamento Tecnico Internazionale). Partirò da un semplice aneddoto che, casualmente, mi è capitato proprio ieri. Ero al campo “Dante Merlo” di Vigevano, dove vado usualmente ad allenare un gruppo di saltatori con l’asta. Sulla pista di atletica leggera, un runner “auricolato” (ma soprattutto distratto) ha tagliato la strada ad un atleta agonistica, rovinandogli così una prova del suo allenamento, e soprattutto richiando di procurargli un infortunio.

Questo significa che sono contrario all’uso degli auricolari? Assolutamente no. Ho voluto sottolineare il fatto della distrazione dell’incauto corridore proprio per puntualizzare che il danno (quando c’è) non dipende dall’avere o meno un apparecchio auricolare (nella maggior parte dei casi un i-pod o comunque un riproduttore di musica), ma dalla distrazione o dal buon senso di chi lo “calza”. L’aver squalificato domenica scorsa 25 ignari concorrenti (tutti atleti amatori che non avrebbero certo fatto il record del mondo) è un segnale sciocco e ottuso lanciato al movimento, e soprattutto un incauto segno di arroganza da parte dei controllori, che evidentemente avevano voglia più di reprimere gratuitamente, chissà per quale motivo, che di passare assieme agli atleti una bella giornata di sport e tempo libero.

Fatta questa lunga e debita premessa, la mia passata esperienza di atleta internazionale, e di “jogger” attuale, mi porta a due considerazioni. Nell’atletica su pista e di alto livello, si sa, è (giustamente) impedito l’uso di telefoni cellulari ed apparecchi auricolari di qualsiasi tipo. Quando prima di una gara si entra nella call room, il giudice preposto invita a lasciare tutte queste apparecchiature in custodia. In questo caso, però, il motivo c’è: stando in un ambiente circoscritto, c’è soprattutto il rischio di inficiare il normale andamento di una gara nel caso di uso di telefoni cellulari, oppure creare e crearsi troppe distrazioni (un po’ come avviene durante la guida di un’auto) se si usano riproduttori di musica.

Queste sono le regole, ed a un certo livello (ci metto dentro, ovviamente, anche maratoneti professionisti) le comprendo e le condivido. Ma non sono certo d’accordo nel caso di “runners della domenica”, soprattutto in questo specifico avvenimento dove la maxi-squalifica sa più di retata da film poliziesco anni ’70, che di monito per rispettare le regole e dare una ventata di miglioramento al nostro già di per sé molto asfittico mondo dell’atletica. Come del resto mi fa molto sorridere quando si accosta questo peccato assolutamente veniale all’uso di sostanze chimiche proibite, chiamandolo “doping mentale”. Sarebbe altresì interessante conoscere a fondo le motivazioni che hanno spinto questi intraprendenti giudici romagnoli a fermare un gruppo di appassionati, che magari dopo una settimana di lavoro avevano voglia di passare una mattinata domenicale di sport e di allegria. Chissà quanti di loro, offesi ed umiliati, appenderanno le scarpette al chiodo? E che immagine passa del nostro sport?

La mia carriera di atleta, d’altronde, è sempre stata scandita a tempo di musica. Dal primo mitico walkman (“con l’auto-reverse”) comprato a 14 anni, ai più sofisticati lettori cd, fino all’ultimo ritrovato della tecnologia, l’ipod, che accompagna le mie “tapasciate” solitarie ed allevia la fatica di uno che, come me, di base aerobica ne ha ben poca. E, soprattutto, scarica le tensioni e isola per un po’ dal mondo e dalle sue contraddizioni. Tipo queste. Che ogni tanto fa bene ignorare.

Andrea Giannini

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1 Comment

  1. Anto

    No che non è giusto: l’art 144 parla di ASSISTENZA ALL’ATLETA e non di DOPING (materia del WADA che non cita auricolari tra sostanze e metodi nemmeno nella versione 2011).

    Se andiamo a leggere la regola in inglese si nota che si citano RECORDERS AND TRASMITTERS e non PLAYERS per cui pare scritta per impedire all’atleta di COMUNICARE con un allenatore o con persone fuori dalla gara e non, al contrario, di ‘isolarsi’ dal contesto.

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