02 Maggio, 2024

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La corsa anaerobica

La corsa anaerobica

10623443_913534938664944_5764705520085528183_oAbbiamo intitolato questo articolo “La corsa anaerobica“, ma probabilmente avremmo potuto essere più provocatori e intitolarlo “Per chi ama correre con il fiatone“. Esiste infatti una buona percentuale di runner che interpreta la corsa come performante solo se la associa a un debito di ossigeno marcato che si manifesta in un respiro decisamente affannoso fin dalle prime centinaia di metri. In genere si tratta di runner che tendono decisamente a sopravvalutarsi, spesso convinti che “se si vuole, si può resistere”. Correre con il fiatone significa aver già rotto l’equilibrio aerobico: al nostro corpo viene richiesta una velocità eccessiva, richiesta cui cerca di soddisfare con un meccanismo più veloce, bruciando glucosio in assenza di ossigeno. Si ha velocemente energia, ma si ha produzione di acido

lattico e conseguente impossibilità ad aumentare ulteriormente la velocità. Anzi, l’atleta deve ridurre lo sforzo per permettere di arrivare a un equilibrio lattacido sostenibile.

Il risultato pratico è che la seconda parte della gara diventa una sofferenza, spesso superati da atleti partiti più lentamente, che ci passano con facilità e senza nessuna fatica apparente.

Fra i vari modi di correre una distanza del mezzofondo (per esempio i 10000 m; sarebbe da suicidi pensare di correre una maratona anaerobicamente) la corsa anaerobica è sicuramente il modo peggiore, se la distanza è superiore ai 1500 m (negli 800 m e nei 1500 m il contributo anaerobico è molto significativo perché l’atleta riesce a sopportare il carico lattacido che cresce). Se si hanno presenti i vari meccanismi energetici del corpo umano, si sa che in un 5000 m solo il 10-14% circa dell’energia proviene dal meccanismo anaerobico glicolitico, mentre in un 10000 m questa percentuale è già scesa al 3%. Andare in difetto di fiato dopo poche centinaia di metri di un 10000 è quindi quanto di più inutile ci possa essere.

È importante però capire i risvolti della corsa anaerobica. Infatti il meccanismo anaerobico (glicolitico, cioè da scissione di glicogeno) è veloce, ma ha un rendimento di 12-18 volte inferiore rispetto a quello aerobico.

Ciò significa che ci vuole molto più glicogeno per produrre lo stesso lavoro svolto aerobicamente (del resto viene svolto più in fretta). Ciò potrebbe far pensare che chi corre anaerobicamente consumi di più. Ciò non è vero: infatti i residui della combustione anaerobica entrano poi nel ciclo di Krebs e nella catena respiratoria (meccanismi aerobici) per cui alla fine da una molecola di glucosio si ottengono sempre 36 (o 37) molecole di ATP. Il meccanismo anaerobico “anticipa” energia a spese della produzione di acido lattico che porta in breve tempo a uno scadimento netto della prestazione. Due sono le conseguenze di correre anaerobicamente:

  1. si bruciano solo carboidrati, dapprima quelli “anticipati” dal meccanismo anaerobico, poi quelli più lenti del meccanismo aerobico, energia che è anche frutto della combustione aerobica dei residui della combustione anaerobica.
  2. Si continua a bruciare anche dopo il termine dello sforzo, se questo non è molto lungo. Infatti l’organismo ha a disposizione i residui da bruciare aerobicamente e li usa per attività modeste, per le quali di solito usava i grassi. Poiché il meccanismo lipidico è più lento, ma è a miglior rendimento, l’effetto finale è di usare carburante più pregiato, ma un po’ più dispendioso. È per questo motivo che un’attività anaerobica non protratta nel tempo porta a un incremento del metabolismo basale.

Da ultimo rileviamo che in molti sport il fiatone non è lo stesso fiatone che si ha nella corsa di resistenza. Un calciatore che esegue 30 scatti da 30 m durante la partita e salta una ventina di volte per colpire la palla di testa, usa preferenzialmente il meccanismo energetico degli scatti, dei salti: il meccanismo CP (creatinfosfati). Mentre si sposta a velocità moderata usa il meccanismo aerobico; solo una piccola percentuale di energia deriva dal meccanismo anaerobico (per esempio in scatto di 50 m in contropiede, il 50% dell’energia è CP, il rimanente è anaerobica glicolitica). Per questo motivo il fabbisogno di carboidrati non è grande. Può essere significativo il bisogno di creatinfosfati, tanto che a livello di integrazione la creatina sta al calciatore come i carboidrati stanno al maratoneta.

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